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Non sono ancora le 5 del mattino quando iniziamo a salire i facili tiri iniziali della via Comici-Dimai sulla cima Grande di Lavaredo.
"Porca miseria che freddo alle mani, si sta proprio bene con il secondo paio di pantaloni!" Albeggia, l'ambiente che ci circonda è surreale, soffia un leggero vento e la frontale di Marco si muove in continuazione alla ricerca di appoggi e chiodi. I tiri si fanno più impegnativi, mi blocco su un passaggio delicato, una placca di pochi metri che termina su un piccolo tetto: ma come avrà fatto a passare di qui Comici? Lo immagino indossare dei grossi scarponi di cuoio un bel maglione color pecora e la corda di canapa in vita, piena di chiodi e moschettoni pesantissimi... Uno strattone alla corda interrompe le mie perplessità e mi ricorda che non c'è tempo da perdere, tiro un vecchio cordone e passo su. Non sto rispettando le poche regole che avevamo in testa ma non c'eravamo mai detti: il primo ha il diritto di salire garantendo la giusta sicurezza e il secondo ha il dovere di essere veloce. Alle 9 in punto scattiamo alcune foto sulla croce di vetta, al sole si sta decisamente meglio, una guida di Sesto raggiunge la cima con due clienti saliti dalla via normale, chiediamo alcune info per la discesa e poi via giù. In breve raggiungiamo la forcella tra la Ovest e la Grande dove il giorno prima avevamo depositato in una grotta di guerra da bere, panini e qualche snack. "Proprio buono sto panino con la porchetta o no Diego?" "Speciale! Ci voleva proprio." Lasciamo li i vestiti di troppo e scendiamo di corsa alla base della Cima Ovest. La Cassin è una via "spaventevole", il vuoto all'inizio del traverso ti inghiotte, l'esposizione è massima ma poi ti abitui, non ci sono storie ti devi abituare, più sei veloce e prima finisce! Siamo entrambi impressionati dalla grandiosità di questa linea e dell'audacia dei due apritori, Vittorio Ratti e Riccardo Cassin nel lontano 1935. Oltre il grande traverso nonostante qualche tratto bagnato, l'arrampicata si fa più veloce e spensierata, i tiri passano veloci e in poco tempo arriviamo in cima. Qualche settimane fa ero stato per la prima volta quassù, una bandiera addobbava la croce di vetta, per fortuna ora non c'è più, le montagne non appartengono a stati, popoli o persone, sono di tutti e nessuno, si fanno conquistare ogni giorno o meglio sono loro a conquistare noi! È pomeriggio, un sacco di gente giù in basso passeggia, ammira e fotografa queste meraviglie, noi attraversiamo alto il ghiaione per raggiungere la Cima Piccola. La chiamano Piccola ma personalmente la definirei "magra", è stretta, gialla e slanciata verso il cielo! Alla base della parete mentre Marco riordina il materiale mi sdraio a terra chiudo gli occhi per qualche minuto e resto lì in pace come il telefono in ricarica. Sullo Spigolo Giallo, altro capolavoro di Comici, "non servono tante relazioni e tracciati" ci dicevano, ma se non l'hai mai fatto non ti viene proprio spontaneo ritornare sul filo dello spigolo in piena esposizione! Sull'ultima sosta mentre la luce cala, siamo circondati dalla nebbia, Marco mi guarda: "inizio a essere un po' stanco, forse questa via era di troppo!" "Dai Marco che se troviamo subito le doppie di discesa in un attimo siamo giù, ho già in mente dove andare a mangiare la pizza!" Sono le 22, in pizzeria a Misurina la cameriera ci chiede se abbiamo passato una bella giornata: "Tre Cime?" - Sorrido, passa un istante: "Sì, siamo stati in Tre Cime!" Diego
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Novembre 2023
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