storie e storiette |
Uno spazio libero dove esprimere il proprio parere e raccontare esperienze....
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DIEGO DELLAI racconta la sua esperienza al BMC International Trad Summer Climbing Meet 2017 L'inghilterra mi ha accolto proprio come me la immaginavo: un forte contrasto tra il verde di prati dove pascolano pecore e l'umido grigio di una giornata uggiosa! Dopo tre ore di pullman arrivo a Princetown dove incontro Peter, un simpatico omone conosciuto su internet che si è offerto di ospitarmi per alcuni giorni, giusto il tempo per prendere un po' di dimestichezza con l'inglese prima dell'inizio del meeting. Princetown è un piccolo villaggio al centro del Dartmoor National Park, un'immensa distesa di dolci colline pascolate allo stato brado da pecore e cavalli, dove affiorano delle carratteristiche stratificazioni rocciose. Sabato pomeriggio saluto Peter e salgo in treno per raggiungere Penzance, città di mare nel sud della Cornovaglia e punto di ritrovo dove iniziera la mia avventura. All'interno della stazione, in una piccola sala d'attesa alcuni ragazzi sono li che aspettano, sono incerto, ma dopo alcuni istanti di esitazione, vedendo spuntare dallo zaino di uno di loro una corda da arrampicata, capisco subito di essere arrivato nel posto giusto! Faccio conoscenza con Miha dalla Slovenia, Vasileios dalla Grecia e Mariana dal Portogallo. Sembra di partecipare a un qualche programmi televisivo, ogni tanto la porta scorrevole si apre e... voilà, arriva un nuovo ospite a rappresentare il proprio paese. In tutto saremo circa 30 climber giunti a rappresentare 25 nazioni europee ma non solo, c'è chi arriva dal Sudafrica, dal Giappone e dalla Nuova Zelanda. Per una settimana alloggeremo al Count House, una specie di rifugio dalle facciate in pietra grigia e le finestre quadrettate bianche, situato su un promontorio di prati, muretti e fattorie con vista sull'oceano. La sera stessa, durante il buffet di accoglienza, Becky la resposabile dell'organizzazione e il pressidente del BMC (british mountain council) Steve Scott, ci espogono il programma del meeting e consegnano a tutti la guida di arrampicata augurandoci di passare una bella settimana ed arrivare a domenica tutti sani e interi! Arrampicheremo affiancati ad un Host (accompagnatore e socio di cordata membro del BMC) che cambierà ogni due giorni, e con il quale pianificheremo le giornate, tra pareti e scogliere. Domenica il meteo è ottimo e la voglia di mettere le mani sulla roccia è tanta; tutti assieme facciamo un'abbondante colazione all'interno di un tendone allestito sul prato del rifugio. Oggi ho l'onore di arrampicare proprio con il presidente del BMC Steve e assieme decidiamo di andare ad arrampicare nella vicina falesia di Bosigran, una parete di ottimo granito con multipich fino a 90m e una splendida vista sull'oceano. Quando arriva il momento di attaccare all'imbrago il mio piccolo mazzetto di dadi e la serie di friend, lo sguardo di Steve mi fa intuire che qualcosa non quadra....non capisco bene la sua spiegazione così poi usando parole semplici mi dice che i friend vanno bene ma che con quella scelta di dadi non vado da nessuna parte, a questo punto apre lo zaino e mi dice:" These are better!" impugnando un mazzo enorme di dadi raggruppati per misure. Nei primi tiri facili stracarico di materiale, mi sento un po' impacciato e sinceramente anche ridicolo ma verso sera quando mi ritrovo ad affrontare una placca di E2 dove per proteggersi all' interno di una fessura svasa e superficiale, i friend sono completamente inefficaci, la mia opinione cambia e sono felice e rilassato di avere con me 6 piccoli dadi della stessa misura! Lunedì mattina il morale è basso, la finestra della camerata è bagnata da una leggera piogerellina mista a vento; c'è chi va a visitare i paesi vicini e chi si mette a leggere un libro. Io mi aggrego a Stephen da Malta e il suo host Scott Titt (per me "the oldfox"), un omone dai capelli bianchi, occhiali spessi e un sorriso carico di entusiasmo. In auto ci dirigiamo a Sennon, un piccolo paesino di mare affiancato da una bella scogliera. La frase del giorno sarà "the rock is very wett", la roccia è molto umida e scivolosa ma nonostante ciò saliamo alcune linee in top rope, l'ambiente è per me nuovo, grandioso e inusuale. Ogni sera dopo cena c'è sempre in programma qualche attività o intrattenimento, dalla festicciola con musica tradizionale dal vivo alle presentazioni fotografiche e storie di arrampicate e alpinisti. In una di queste serate mi ritrovo protagonista proiettando delle foto per raccontare del mio piccolo paese Tonezza, le sue montagne e le Dolomiti ad un pubblico internazionale che a fine presentazione con un po' di invidia, a sguardi e parole mi fa capire quanto sono fortunato a vivere in un posto così! E' proprio vero, quando ci si diverte le giornate scorrono veloci e in un attimo arriva giovedì. Oggi mi ritrovo a scalare con Masa Sakano, un simpatico giapponese che da alcuni anni vive in Inghilterra per motivi di lavoro. L'obbiettivo del giorno è di salire Dream Liberator, la combinazione di due vie che stando al parere di alcuni ripetitori è una delle linee più belle ed affascinanti della zona. Bisogna però tenere conto di alcuni aspetti e saper aspettare..... aspettare che la marea si abbassi per non rischiare di essere travolti dalla potenza dell'oceano ed aspettare l'arrivo del sole che asciuga la parete e migliora di molto la tenuta delle scarpette. Fatti un po' di calcoli, decidiamo di passare la mattinata sulla vicina parete di Bosigran per sfruttare al meglio la giornata ma soprattutto per poter conoscere il mio socio e prendere confidenza in parete. Saliamo due bellissimi itinerari di E2 e nel tardo pomeriggio, dopo esserci rifocillati al Count House, ci incamminiamo verso il nostro obbiettivo. Per scendere alla base della scogliera ci caliamo con una corda statica per 50m e poi continuiamo a scendere lungo un profondo canalone prima molto friabile, poi tra grossi massi incastrati sotto i quali gorgheggia l'oceano. Facciamo fatica a comunicare sovrastati dal rumore delle onde. Il primo tiro fa impressione: un traverso in placca su roccia viscida e ti ritrovi con l'oceano furioso a 4-5 metri sotto il sedere, si continua poi in verticale per raggiungere un piccolo diedro ed uscire dalla zona d'ombra. Mi guardo un po' attorno facendo finta di niente e poi inizio a filare le corde con la speranza che Masa si leghi e decida di partire....per fortuna va proprio così! Con estrema cautela risolve tutti i passaggi scivolosi e giunto al sole crea una sosta utilizzando tre dadi ed un friend. Il tiro successivo che è anche il più difficile spetta a me. Ci passiamo il materiale, sull'imbragatura di Masa c'è una montagna di materiale, tra dadi, cordini, moschettoni e friend c'è pure la guida di arrampicata all'interno di una custodia! Rileggiamo alcune volte la relazione per non fare errori e seguire la giusta linea. Parto sicuro, piazzo un buon friend e rinvio la corda blu mentre nelle protezioni di destra passo la rossa. Dopo 10m mi ritrovo sotto un tetto irregolare di un metro, incerto sul da farsi....passo a sinistra o dritto? Dopo alcuni tentativi decido di provare a sinistra, ho un buon friend a 3m sulla corda rossa e un cordino su un piccolissimo spuntone sulla blu. Inizio a salire e porto le mani oltre al tetto convinto di trovare delle buone maniglie ma niente "saranno più sù" penso. Esco dal tetto con tutto il busto ma per le mani ho solo una piccola fessura svasa, in quella posizione il peso del materiale sull'imbrago è enorme. Provo a mollare una mano per incastrare un dado ma non riesco, le forze stanno calando velocemente.....il cervello pensa già avanti, vedo l'ottimo friend a 4 metri in diagonale e grido al mio socio "I can fall!" Provo ancora una volta a prendere la mazzetta dei dadi ma appena stacco la mano capisco che siamo agli sgoccioli, guardo per un brevissimo istante Masa e dopo un secondo mi ritrovo otto metri più in basso a dondolare sul vuoto oltre lo spigolo! Ottimo, il friend ha lavorato benissimo però ora meglio inventare qualcosa per finire il tiro! Traverso in placca a destra fino a raggiungere un vecchio dado incastrato, la sosta dovrebbe essere 7/8 metri sopra la mia testa. Una microscopica fessura sotto un tettino diagonale mi fa ritornare la speranza e così rispolvero un po' di tecnica artificiale incastrando un micro dado, poi con alcuni passaggi su cliff alternati a micro friend, raggiungo il punto di sosta dove piazzo due ottimi friend e finalmente urlo al mio compagno "Belay, i'm safe!" Quando Masa mi raggiunge il sole sta già tramontando dentro l'oceano, il paesaggio è spettacolare, è tardi ma poco ci importa, saliamo l'ultimo tiro senza trovare problemi e in breve raggiungiamo i prati sommitali. Con le ultime luci ma senza fretta ci incamminiamo verso il nostro rifugio, mi metto a cantare una canzone a squarciagola tanto ad ascoltarmi ci sono solo prati, cespugli, mucche e Masa che non capisce il significato ma sembra divertito. In questa settimana ho potuto capire il vero significato della parola TRAD che poco ha a che fare con l'idea che mi ero fatto. Cercare di comparare le scale di difficoltà è complicato e forse, secondo me, anche inutile, perchè per l'etica Trad inglese conta di più superare una linea difficilmente proteggibile e le difficoltà tecniche passano in secondo piano anche se spesso per le caratteristiche della roccia, questi parametri vanno di pari passo. Anche la realizzazione delle soste direttamente con le corde di salita è un modo efficace per adattarsi alla morfologia delle scogliere e al vento che spesso obbliga a spostarsi sul bordo della parete per poter comunicare e assicurare in modo ottimale il secondo di cordata. Si potrebbe andare avanti per ore a discutere di sicurezza, protezioni, gradi ed etica ma forse lo scopo del meeting non era solo questo; in questa settimana ho potuto conoscere persone più o meno forti ma tutti uniti dalla voglia di riempire le proprie giornate arrampicando nel rispetto degli altri e dell'ambiente. Ciò che più mi resterà impresso è la grandiosità dell'oceano che segna l'orizzonte, la forza selvaggio delle onde mentre si infrangono sugli scogli, il volo leggero e libero dei gabbiani che vanno e vengono dai nidi in cerca di cibo, il vento della sera con la luce calda e nitida del tramonto. Un grazie particolare va al CAAI che ha creduto in me dandomi la possibilità di partecipare a questo splendido meeting. Grazie al mio datore di lavoro nonchè fratello Samuele che ancora una volta mi ha lasciato libertà per seguire le mie passioni. Un grazie va al negozio Valli Sport per la collaborazione e il sostegno! D.D.
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Novembre 2023
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